Cari amici, nello scorso numero abbiamo parlato di fede; ma la fede in Dio, da dove nasce? Certamente è un dono che nasce dall’ascolto della sua Parola, creatrice, salvifica, stabile, fedele, vera. Parola che si è fatta carne per noi in Gesù, il Verbo di Dio. Parola che richiede la nostra libera accoglienza per nutrire la nostra vita. Ma cosa significa ascoltare? Porgere attentamente l’orecchio. Con questo verbo è strettamente imparentato e connesso, nella sua derivazione latina, greca, ebraica ed araba, il verbo obedire che significa prestare ascolto a chi sta dinnanzi, tenerne in considerazione le indicazioni e le volontà, fino al punto di farle prevalere sulle proprie per fiducia e per amore. E l’ascolto attento che si fa risposta nel “sì” alla Parola ascoltata, serbandola nel cuore, riconoscendone la perenne attualità e fedeltà, concretizzandola nella propria vita attraverso le infinite e creative vie dell’amore, perché “Un cammino di fede è un cammino di carità. Da parte mia e da parte nostra abbiamo espresso questa fede e questa carità con due parole: la simpatia e l’amicizia, alle quali io ho sempre aggiunto ‘secondo 1/ Vangelo” (don Mario Campidori).
L’ascolto di Dio non può che Portarci ad ascoltare l’altro, Il fratello che ci sta accanto. Può sembrare un’azione semplice, ma in realtà non lo è: è un’arte da imparare quotidianamente, che impegna a fare spazio all’altro, fuori e dentro di sé, riconoscendone il valore e la dignità. Non è solo un udire le parole dell’altro o comprenderle con l’intelletto; è andare più in profondità, ampliando l’orizzonte anche alle sue emozioni e alla comprensione dei suoi silenzi, dei suoi atteggiamenti, del contesto in cui vive. E’ creare un clima di fiducia e accoglienza reciproca per entrare e camminare in quella preziosa terra che è la vita dell’altro, con delicatezza e rispetto perché ogni storia è sacra.
Don Mario è stato attento alla voce del Signore; ha ascoltato la Sua Parola ed è stato capace di riconoscere nella propria condizione di uomo e di prete in situazione di disabilità, a causa della sclerosi multipla, la chiamata a vivere per e con le persone e famiglie in situazione di disabilità; al tempo stesso egli ha incontrato e ascoltato tanti, andandoli a cercare nelle loro case, cogliendo in loro la voce del Signore che gli chiedeva di mettersi in cammino per condividere “Simpatia e Amicizia”, secondo il vangelo, un bene che tutti possiamo offrire.
Oggi, storditi come siamo dalle tante sollecitazioni e dalla frenesia di rispondere agli innumerevoli stimoli che riceviamo attraverso la televisione e i social-network, sembriamo aver smarrito la capacità di ascolto profondo, di stare dentro la fatica di una relazione “faccia a faccia”. La paura sembra aver preso il sopravvento sul desiderio di dedicare tempo all’incontro, alla relazione personale con l’altro e custodirla; forse siamo impauriti da quello che l’altro pensa di noi o da quello che potrebbe chiederci? O forse abbiamo paura che la relazione con chi ci sta di fronte sveli chi siamo realmente?
Ancora oggi la grande eredità di don Mario ci invita a vivere secondo il Vangelo, cioè a metterci alla scuola di Gesù, per imparare, sul Suo esempio, ad entrare in una relazione profonda di ascolto del Padre e della Sua Parola per riceverne forza e vincere le tante paure che impediscono di aprirci con fiducia all’ascolto profondo dell’altro.
.. Un ascolto, come diceva don Mario, che diventa cammino di fede e di carità, “Posso pensare che nessuno farà le meraviglie se dico che la prima delle nostre necessità è la “preghiera”? Sì, perchè senza l’aiuto e la benedizione di Dio non possiamo, nè potremo fare nulla di buono, di stabile, di duraturo, che dia i buoni frutti, che noi ardentemente desideriamo. La “preghiera” con la quale noi ci poniamo in ascolto e in colloquio con Dio e con la quale voi potete presentarci e raccomandarci alla Sua bontà” (don Mario Campidori)
Massimiliano